sabato 16 febbraio 2008

L'Afghanistan prima della Russia

“I Buddha di Bamyan – Introduzione”

Vi ricordate in “Blade Runner”: “Io ne ho viste di cose che voi umani non potreste immaginarvi”… la luna piena illuminare il Lingam di Shiva ad Amarnath Yatra, il sorgere dell’alba svelare il tumulo funerario sul monte Nemrut… beh, nel mio piccolo anch’io!
Sono stata a Bamyan, ho visto i Buddha e esplorato il monastero in cui erano inseriti; non solo li ho visti dal vivo, da lontano e da vicino, ma li ho toccati, filmati e sono anche salita sopra la testa di uno di loro per riprendere meglio la vallata; penso che siano pochi gli occidentali a poter vantare questo primato!


Sono stata in Afghanistan un anno prima dell’intervento della Russia, ma la nostra guida afgana già ci anticipò quell’idea che, per me, con il senno di poi, si rivelò sciagurata. Già non ho mai capito cosa sia andata a fare là, come non ho mai capito perché gli Stati Uniti siano andati in Vietnam; sono posti interessanti, anche affascinanti, ma non adatti a chi vive in occidente: un viaggio va bene (per cultura o per mettersi alla prova - molti allora purtroppo per la droga) però dopo un po’ non reggi! Vivere in queste nazioni è un problema per i nativi, figurarsi per noi, anche se addestrati al meglio ci si rovina la vita! E finisce che…ricorre alla droga per sopravvivere anche chi, in situazione normale, non lo avrebbe mai fatto. Io incolpo gli States che, con il loro intervento sconsiderato in quelle terre, hanno rovinato intere generazioni e diffuso l’uso della droga, sicuramente accelerato, e, non contenti, ora continuano con l’Iraq (andate a vedere il film “Nella valle di Elah” se non ci fosse stato bisogno di conferma, e ora anche “Leoni per Agnelli”).
Ho capito, ho capito che questi interventi hanno altre motivazioni!
Comunque allora, nel nostro viaggio, quasi una spedizione, la visita di Bamyan faceva parte di un’escursione che comprendeva anche Band y Amir dove c’erano dei laghetti di un incredibile blu in mezzo al deserto che più deserto non si può.
A Bamyan ci sistemarono in un bel albergo tipo Club Mediterranée, si dormiva nelle yurte, tende del deserto. Ogni camera una yurta, la nostra con due letti molto comodi, il bagno, arredamento in legno intagliato a mano - come la porta - con una piccola finestrella in alto e tappeti ovunque. Il ristorante era al centro del complesso alberghiero, e tutte le yurte, disseminate in un grande giardino, collegate da stradine con sassolini e di notte illuminate da lampioncini. Veramente un gran bel posto, per i nativi ricconi e i turisti (pochissimi sia gli uni che gli altri).


“I Buddha di Bamyan”


La visita comprendeva non solo la vista spettacolare dell’antico monastero buddista da varie distanze inserito nel panorama, ma anche l’esplorazione, debbo dire molto disagevole, delle piccole grotte scavate nella roccia ai lati delle statue che componevano tutto il complesso monastico. Eravamo controllati da militari che non ci perdevano di vista; comunque noi cercavamo di stare vicini, a nessuno interessava rimanere distanziato, capirete, ci avevano detto che una settimana prima avevano trovato una turista francese sgozzata! Sarà stato vero? Ad ogni modo a noi bastò per non farci venire strane idee.
Il nostro gruppo era di circa 15 persone più guida locale e accompagnatrice italiana, ribadisco accompagnatrice, che si dimostrò una grande, non solo di altezza. Portare il gruppo indenne nelle città principali e soprattutto nella pista centrale fu veramente un’impresa notevole per tutti, per lei anche di più: doveva ottenere obbedienza e rispetto dai nativi pur essendo una donna. Ovviamente giravamo in Land Rover con autisti del posto, il problema non erano i luoghi abitati - allora c’erano delle strade asfaltate - ma la pista centrale, per la quale non esistevano cartine geografiche. Adesso non ci sarà più neanche la pista, già era difficile capire dove fosse anche allora!
Comunque lo spettacolo era notevole, i Buddha erano tre anche se quelli famosi sono i due grandi, in piedi, maestosi e ieratici, il terzo più piccolo e seduto nella posizione del loto, tutti dentro a nicchie. Uno dei grandi era in restauro, pensate un po’, ingabbiato in una fitta rete di impalcature dall’aspetto abbastanza sicuro, tutto lavoro sprecato! Enormi Standing Buddha, notevole esempio di arte del Gandhara cui, in tempi antichi, era stata tolta per motivi religiosi la faccia, volti oramai senza occhi, a guardia della verdeggiante vallata. Un’esperienza notevole, certo che, se avessi potuto sapere quello che sarebbe successo poi, li avrei guardati anche meglio; per fortuna ho sempre documentato tutto ma, al momento, non sei mai come potresti o dovresti essere, almeno per quanto mi riguarda!
Viaggio interessantissimo, un’immersione nel buio MedioEvo con piccoli squarci nel XX secolo, molto avventuroso, pieno di difficoltà fisiche e psicologiche, prendemmo anche il periodo del Ramadan (perdonate l’ignoranza ma, allora, non sapevamo neanche che cosa fosse) che voleva dire, nella pista centrale, grandi sacrifici alimentari per noi stranieri durante il giorno, e la sera cena luculliana, per fortuna a lume di lanterne ad olio - così non si vedeva bene che cosa stavamo mangiando - per i credenti, il Ramadan, era molto peggio. Fu durissima come esperienza, a molti saltarono i nervi. Qualcuno si ammalò seriamente, fu curato da un medico militare di una caserma che si trovava lungo il nostro itinerario, della serie “o guarisci o rimani lì”, per fortuna guarì e fu anche così bravo che non ci fece perdere il ritmo della tabella di marcia. Noi donne reggemmo meglio alle privazioni.
Ero molto coinvolta, anche un po’ sconsiderata e più giovane, il viaggio mi piacque moltissimo anche se ora mi rendo conto che non avevo la consapevolezza che ho ora, che mi avrebbe fatto capire anche meglio questa rara esperienza… ma e’ la storia di tutti!

1 commento:

hotel Roma ha detto...

Grazie per il post!