venerdì 13 agosto 2010

i Buddha di Bamyan: un Paradiso Perduto

Una novità collegata al pacchetto Afghanistan già pubblicato in questo blog tempo addietro:
"Lezione visiva di Storia dell'Arte ambientata in un contesto ormai perduto per sempre."

E ora guarda il video!

martedì 16 febbraio 2010

Amarnath Yatra: Pellegrinaggio Induista

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Ed ecco a voi un assaggio di questa VACANZA TOSTA; se vi interessa il resto cliccate qui.

E se proprio vi piace c'è la seconda parte.


sabato 16 febbraio 2008

L'Afghanistan prima della Russia

“I Buddha di Bamyan – Introduzione”

Vi ricordate in “Blade Runner”: “Io ne ho viste di cose che voi umani non potreste immaginarvi”… la luna piena illuminare il Lingam di Shiva ad Amarnath Yatra, il sorgere dell’alba svelare il tumulo funerario sul monte Nemrut… beh, nel mio piccolo anch’io!
Sono stata a Bamyan, ho visto i Buddha e esplorato il monastero in cui erano inseriti; non solo li ho visti dal vivo, da lontano e da vicino, ma li ho toccati, filmati e sono anche salita sopra la testa di uno di loro per riprendere meglio la vallata; penso che siano pochi gli occidentali a poter vantare questo primato!


Sono stata in Afghanistan un anno prima dell’intervento della Russia, ma la nostra guida afgana già ci anticipò quell’idea che, per me, con il senno di poi, si rivelò sciagurata. Già non ho mai capito cosa sia andata a fare là, come non ho mai capito perché gli Stati Uniti siano andati in Vietnam; sono posti interessanti, anche affascinanti, ma non adatti a chi vive in occidente: un viaggio va bene (per cultura o per mettersi alla prova - molti allora purtroppo per la droga) però dopo un po’ non reggi! Vivere in queste nazioni è un problema per i nativi, figurarsi per noi, anche se addestrati al meglio ci si rovina la vita! E finisce che…ricorre alla droga per sopravvivere anche chi, in situazione normale, non lo avrebbe mai fatto. Io incolpo gli States che, con il loro intervento sconsiderato in quelle terre, hanno rovinato intere generazioni e diffuso l’uso della droga, sicuramente accelerato, e, non contenti, ora continuano con l’Iraq (andate a vedere il film “Nella valle di Elah” se non ci fosse stato bisogno di conferma, e ora anche “Leoni per Agnelli”).
Ho capito, ho capito che questi interventi hanno altre motivazioni!
Comunque allora, nel nostro viaggio, quasi una spedizione, la visita di Bamyan faceva parte di un’escursione che comprendeva anche Band y Amir dove c’erano dei laghetti di un incredibile blu in mezzo al deserto che più deserto non si può.
A Bamyan ci sistemarono in un bel albergo tipo Club Mediterranée, si dormiva nelle yurte, tende del deserto. Ogni camera una yurta, la nostra con due letti molto comodi, il bagno, arredamento in legno intagliato a mano - come la porta - con una piccola finestrella in alto e tappeti ovunque. Il ristorante era al centro del complesso alberghiero, e tutte le yurte, disseminate in un grande giardino, collegate da stradine con sassolini e di notte illuminate da lampioncini. Veramente un gran bel posto, per i nativi ricconi e i turisti (pochissimi sia gli uni che gli altri).


“I Buddha di Bamyan”


La visita comprendeva non solo la vista spettacolare dell’antico monastero buddista da varie distanze inserito nel panorama, ma anche l’esplorazione, debbo dire molto disagevole, delle piccole grotte scavate nella roccia ai lati delle statue che componevano tutto il complesso monastico. Eravamo controllati da militari che non ci perdevano di vista; comunque noi cercavamo di stare vicini, a nessuno interessava rimanere distanziato, capirete, ci avevano detto che una settimana prima avevano trovato una turista francese sgozzata! Sarà stato vero? Ad ogni modo a noi bastò per non farci venire strane idee.
Il nostro gruppo era di circa 15 persone più guida locale e accompagnatrice italiana, ribadisco accompagnatrice, che si dimostrò una grande, non solo di altezza. Portare il gruppo indenne nelle città principali e soprattutto nella pista centrale fu veramente un’impresa notevole per tutti, per lei anche di più: doveva ottenere obbedienza e rispetto dai nativi pur essendo una donna. Ovviamente giravamo in Land Rover con autisti del posto, il problema non erano i luoghi abitati - allora c’erano delle strade asfaltate - ma la pista centrale, per la quale non esistevano cartine geografiche. Adesso non ci sarà più neanche la pista, già era difficile capire dove fosse anche allora!
Comunque lo spettacolo era notevole, i Buddha erano tre anche se quelli famosi sono i due grandi, in piedi, maestosi e ieratici, il terzo più piccolo e seduto nella posizione del loto, tutti dentro a nicchie. Uno dei grandi era in restauro, pensate un po’, ingabbiato in una fitta rete di impalcature dall’aspetto abbastanza sicuro, tutto lavoro sprecato! Enormi Standing Buddha, notevole esempio di arte del Gandhara cui, in tempi antichi, era stata tolta per motivi religiosi la faccia, volti oramai senza occhi, a guardia della verdeggiante vallata. Un’esperienza notevole, certo che, se avessi potuto sapere quello che sarebbe successo poi, li avrei guardati anche meglio; per fortuna ho sempre documentato tutto ma, al momento, non sei mai come potresti o dovresti essere, almeno per quanto mi riguarda!
Viaggio interessantissimo, un’immersione nel buio MedioEvo con piccoli squarci nel XX secolo, molto avventuroso, pieno di difficoltà fisiche e psicologiche, prendemmo anche il periodo del Ramadan (perdonate l’ignoranza ma, allora, non sapevamo neanche che cosa fosse) che voleva dire, nella pista centrale, grandi sacrifici alimentari per noi stranieri durante il giorno, e la sera cena luculliana, per fortuna a lume di lanterne ad olio - così non si vedeva bene che cosa stavamo mangiando - per i credenti, il Ramadan, era molto peggio. Fu durissima come esperienza, a molti saltarono i nervi. Qualcuno si ammalò seriamente, fu curato da un medico militare di una caserma che si trovava lungo il nostro itinerario, della serie “o guarisci o rimani lì”, per fortuna guarì e fu anche così bravo che non ci fece perdere il ritmo della tabella di marcia. Noi donne reggemmo meglio alle privazioni.
Ero molto coinvolta, anche un po’ sconsiderata e più giovane, il viaggio mi piacque moltissimo anche se ora mi rendo conto che non avevo la consapevolezza che ho ora, che mi avrebbe fatto capire anche meglio questa rara esperienza… ma e’ la storia di tutti!

sabato 22 dicembre 2007

“Pellegrinaggio artistico, quattro passi nel mondo dell’Architettura”

Se ancora non lo sapete, sono una ex insegnante, cioè un’insegnante andata in pensione da un anno, quindi fresca, fresca. La mia materia ufficiale è: Disegno, Storia dell’Arte però, durante la mia lunga carriera, ho insegnato un po’ di tutto, ma sempre nell’ambito artistico pratico e teorico, come diceva la mia mamma: “una vita dedicata all’Arte”; giuro che, quando sono partita, non ne avevo l’intenzione. La mia ultima sede è stata il liceo scientifico “E. Fermi” della mia città; in tutta la mia carriera ho lavorato molto ma mi sono anche divertita molto poiché, se il lavoro ti piace, coincide con il divertimento, per cui quasi tutti i miei hobbies hanno sempre gravitato nell’ambito del lavoro e viceversa: è una grande fortuna!
Allora, in una delle sezioni dove ho insegnato al liceo Fermi, la H sperimentale bilinguismo e PNI, c’è la bella abitudine di fare scambi culturali con la Francia, nello specifico con un liceo di Marsiglia.
Marsiglia è una bellissima città sul mare, un grande porto del mar Mediterraneo. Il mare è la grande forza di questa città, il mare e il Mistral, vento a volte anche violento e fastidioso che rende i colori vividi che di più non si può. Gli Impressionisti e, dopo di loro, tutti gli altri artisti, avevano pienamente ragione ad abitare o visitare la Provenza. Oltre a quello che ho citato, Marsiglia possiede un’altra grande ricchezza, un’opera architettonica contemporanea di grande prestigio, e cioè l’Unitè d’Habitation cité Radieuse progettata da uno dei mostri sacri dell’architettura del ‘900 e di tutti i tempi: Charles-Edouard Jeanneret detto Le Corbusier.
Dunque, le regole degli scambi prevedono che tu ospiti, e dopo verrai ospitata. Io ho sempre ospitato, ma spesso non si trovava nessuno che mi ospitasse e allora: sistemata in Albergo! Questa sistemazione un po’ mi è dispiaciuta, a volte mi sono sentita rifiutata, però, in albergo…. non si sta niente male, dipende dall’albergo - of course!
La prima volta mi misero per due notti nell’albergo sistemato al terzo piano della Cité Radieuse, questo enorme condominio da circa 1500 persone, autonomo da quasi tutti i punti di vista. Avevo già visto l’hotel in un anno precedente cioè, dopo la visita guidata fatta con la classe, ci eravamo concessi un piccolo coffee-break nel suo bar. Se il tempo è bello - il più delle volte lo è, in maggio - la vista sul mare è spettacolare e fare colazione nella terrazza tra cielo e mare e un caffè e un croissant è un’esperienza che mi sento di consigliare; diverso è alloggiare in albergo, a meno che non vogliate fare un pellegrinaggio artistico e omaggiare Le Corbusier.


… intermezzo didattico…

Le Corbusier è sicuramente un grandissimo artista a cui si devono molte importanti rivoluzionarie soluzioni architettoniche valide anche attualmente, però nello stesso tempo è uno che ti costringe a vivere “alla sua maniera”; certo aveva dei motivi validi, ma vivere tutta una vita - o per un lungo periodo - in questo condominio, per me, potrebbe anche incidere non positivamente sul carattere.
Il progetto è stato voluto dallo Stato francese dopo la seconda guerra mondiale per la pressante esigenza di sistemare molte persone in fretta, causa i guasti prodotti dalla stessa, quindi è nato come edilizia popolare. Mano a mano che il lavoro procedeva, i costi della struttura lievitavano e di popolare si perse la memoria. Ora “Le Corbu” è abitata da gente medio borghese tendente all’alto borghese con molte pretese intellettuali, abitare lì è un segno di distinzione ma bisogna anche avere i soldi per mantenere questo lusso: ogni intervento di mano d’opera è strettamente vincolato, non è facile vivere in un museo!




Breve descrizione: l’Unité d’Habitation è una struttura in cemento armato a forma di parallelepipedo con andamento nettamente orizzontale, staccato da terra, poggia su enormi pilastri detti “Pilotis” - sembrano enormi zampe di dinosauri - è alta 19 livelli, nelle lunghe pareti orizzontali, esposte ottimamente rispetto alla luce, si snodano le cosiddette “finestre a nastro”. Il terzo piano ospita negozi vari, l’albergo, studi di professionisti. L’edificio ha una copertura a terrazza che richiama il ponte di una nave, un’enorme terrazza dove vi sono una pista per correre di 300 metri, la scuola per l’infanzia, una vasca, un teatro all’aperto, la palestra… insomma, c’è quasi tutto: a “le Corbu” si potrebbe vivere un’intera vita senza quasi uscire dall’edificio.
L’interno presenta diverse tipologie di appartamenti a seconda della metratura, hanno quasi tutti un andamento perpendicolare alle pareti delle finestre, e sono tutti ingegnosamente incastrati così da sfruttare al meglio lo spazio, si evolvono su due piani a parte i monolocali e si affacciano su una “strada” interna, un grande corridoio dove si può andare in bicicletta o su un piccolo scooter. Ogni mobile è studiato sullo spazio a disposizione, non avete quasi nessuna possibilità di cambiamento e… potete solo andare avanti e indietro: le passeggiate di lato sono limitatissime. Sono perfettamente insonorizzati, cioè un appartamento con l’altro; dentro al vostro, ogni movimento è sentito dagli altri abitanti dello stesso.
Tutto è scandito sul “modulor”: unità di misura che ricalca l’altezza di un uomo in piedi con un braccio proteso verso l’alto, totale un metro e 86 centimetri.


“…avventura a Le Corbu”

Io ho passato due notti nell’albergo e, in un successivo scambio, ho soggiornato a casa di una collega che vive con la famiglia a Le Corbu. La prima esperienza fu un poco traumatica, mentre l’altra, essendo io inserita in un contesto familiare, andò molto meglio, anche se i “difetti” da progetto rimangono.
La prima notte, dopo essere stata a cena con i colleghi francesi per fraternizzare, intorno alla mezzanotte venni portata a “Le Corbu”, ovviamente solo fino all’ampio ingresso dove ci sono gli ascensori, grandi e velocissimi, e la guardiola del portiere che però in quel momento non c’era, “andiamo bene!” mi dico e mi fiondo a chiamare l’ascensore, che arriva in un batter d’occhio; debbo ammettere che l’ascensore in genere mi piace poco, sia vuoto che con un’altra persona sconosciuta, comunque le scale di notte non mi sembrarono una buona idea!
L’ascensore arriva in un battibaleno al mio piano, mi dico: “ora c’è il portiere di notte”, ma quando mai, l’albergo chiude alle ore 22.00 dopo ti arrangi, per fortuna mi ero presa la chiave della mia camera… e poi: “accidenti, è vero la strada interna, insomma, il corridoio è al buio!” cioè, sono illuminate solo le porte con quella bella lampada artistica tanto di moda che fa una luce spettrale, ogni porta una luce cimiteriale di colore diverso così riconosci meglio il tuo loculo!Mi trovo sola (almeno spero) in questo posto grandissimo, lunghezza strada mt. 160, esco dall’ascensore molto illuminato, perpendicolare alla strada, mi affaccio: di fronte la hall chiusa e con la luce spenta, a sinistra via cimiteriale notturna con porte camere d’albergo e a destra tutta la zona commerciale chiaramente al buio: il primo pensiero che mi viene in mente è per Dario Argento! Come se non bastasse, a destra, per decorare la “strada” e illuminarla un po’, il rilievo con un modulor alto quasi come me intagliato in una porzione di muro con dietro una luce, lo scambio quasi per un alieno, ancora un po’ e mi viene un infarto. Con la chiave della camera in mano scatto verso la mia porta che, per fortuna, è vicina, entro e…sono salva! Ma chi lo ha detto, altro che camera, il nostro mago architetto ha congegnato la tipologia degli alloggiamenti per l’hotel: si entra in un ingresso comune su cui si affacciano tre porte: una del wc che in Francia è sempre fuori, e le altre due delle camere da letto, una singola (la mia) l’altra (orrore è occupata, ma da chi!?) doppia. Passata la notte quasi insonne tra la preoccupazione di disturbare gli ospiti sconosciuti dell’altra camera e il timore che fossero dei mostri sanguinari, finalmente, alla prima colazione li ho visti: una coppia francese di media età con l’aspetto di chi era in pellegrinaggio artistico- architettonico, mi hanno anche sorriso!

“….Epilogo”

Allora, come ho già detto, ho vissuto due volte a Le Corbu, la prima in albergo al terzo piano - e dopo l’esperienza mi sono detta: “mai più in questo albergo!” - la seconda in famiglia al sesto piano, appartamento standard per famiglia con due figli, non messo a posto però decente, lì sarei anche potuta tornare a parte il problema doccia che è così minuscola che se hai problemi di claustrofobia, meglio rinunciare. Sempre al sesto piano ho potuto visitare altri 2 appartamenti di amici della collega, appartamenti grandi e sistemati di recente con tutti i crismi, uno abitato da un’artista pittrice con studio in casa e l’altro da una coppia di colleghi francesi in pensione originari della Normandia; bene, anche lì il problema è sempre lo stesso: più di tanto non puoi concederti, tutto è calcolato, razionalizzato, insomma hai diritto a pochissimi voli di fantasia. Naturalmente ho visto altri appartamenti con il gruppo classe dove le padrone fungevano da guide e ci spiegavano anche i soprammobili, tutto naturalmente del periodo.
Concedetemi un’ altro aneddoto: nell’ ultimo appartamento visitato viveva una coppia non giovane, interessante e con cultura anche artistica, avevano un figlioletto allora di 8 anni, occhi azzurri e capelli biondi, l’aspetto di un angioletto, stava facendo la prima colazione, appena ci ha visto (ragazze e ragazzi più grandi di lui) ha smesso, è sparito per un po’ per tornare “al suo meglio”: sulle spalle, puliti e in ordine come due micetti, aveva due bellissimi topi misura ratto standard che passeggiavano allegramente tra le spalle e il collo e lui…gli dava pure i bacini, con il beneplacito della sua mamma. Veramente molto moderni, per fortuna nessuno di noi si è spaventato e abbiamo fatto la nostra figura! Chissà se erano una “coppia”, con la natalità tipica dei ratti, vi immaginate Le Corbu invaso dai topi?!

sabato 24 novembre 2007

"Divagazione nel Sociale"

Ed ora debbo assolutamente fare un inciso che riguarda l’atmosfera di allegria che, per me, emana il Messico, nonostante la povertà di una grande parte della sua popolazione. Come ho già detto ci sono stata due volte, ci tornerei anche subito e non solo per le bellezze artistiche di cui è ricco. Sono stata anche in Perù e l’ho visitato molto bene, forse meglio del Messico; infatti non ero in un gruppo organizzato ma in un piccolo gruppo di amici e l’organizzazione ce la facemmo da soli: per me, il massimo! Il Perù è altrettanto ricco di cultura - straricco - ma l’atmosfera è più triste, si percepisce anche nell’aria. Il confronto mi viene nel: “non dimenticherò mai l’effetto che mi fece il centro di Lima (la capitale)”. A Lima non piove mai, quindi è veramente grigia e tutta “polverosa” e anche questo, a lungo andare, ha la sua importanza. Ma il terribile contrasto tra la povera gente che vende sui marciapiedi anche quello che non esiste e, di fronte (siamo nelle Americhe), i negozi pieni di tutto… quello che loro non si potranno mai permettere! Due mondi che si fronteggiano su uno stesso marciapiede, uno destinato a non vincere mai (in questo mondo, speriamo nell’altro!) e a sopportare la vista offensiva di quello che gli sta davanti. E che tristezza, il quartiere “bene” di Miraflores: bellissimo, sul mare con il cielo azzurro e…. tutto piantonato dalle forze private armate di manganello, che controllano a vista tutto, e noi, seduti a un bar moderno - bello e pulitissimo - a mangiare gli stuzzichini davanti a un aperitivo: sembrava di essere a Milano Marittima! Anche lì c’erano i venditori “poveracci”, ma erano tutti puliti, vestiti decentemente, le donne truccate con misura; se appena tu non eri interessato e loro non se ne andavano subito, ecco il vigilante che piombava a scacciarli. Il Perù è straordinario, vi ho visto delle bellissime cose ma l’impressione avuta nel centro di Lima mi fece dire che mai più sarei tornata in un posto con tanta povertà e tanto contrasto… è il contrasto che mi disturbò moltissimo, oppure, più semplicemente - ahimé - lo sbattere duramente contro la realtà terribile della vita! Mi viene da pensare al nostro S. Francesco e a Buddha che, davanti a una presa di coscienza così importante, cambiarono vita… io, invece, che si vede che sono fatta di tutt’altra pasta, sono tornata in molte altre nazioni dove esiste tanta povertà, ma comunque il contrasto che ho notato lì non mi è mai più apparso così grave!
Altra considerazione che, a posteriori, faccio, è che io reggevo bene il confronto con tale realtà perché, comunque, sarei tornata a casa in Italia, a Bologna, dove l’atmosfera era diversa; mai più pensavo che invece, a forza di darci, me la sarei portata dietro!

sabato 20 ottobre 2007

“Spunto Romantico-Messico....continua”

Partendo dallo “Spunto Romantico” già citato e riprendendo il discorso sulle serenate mercenarie fatte dai Mariachi in piazza Garibaldi a Città del Messico, ecco a voi un gruppo Mariachi all’opera nella suddetta piazza e in un ristorante, utilizzati come sfondo dalla sottoscritta, un altro gruppo più elegantemente vestito, sempre musicalmente molto impegnato!
Già perché, se da un lato questa musica è allegra, vivace e dispone il morale all’ottimismo, in compenso te la trovi un po’ ovunque con effetto indigestione!

“continua….”



Sono stata in Messico 2 volte più o meno alla distanza di 10 anni, nella prima visitai solo questo paese, nella seconda andai anche in Guatemala.
Amo molto i paesi precolombiani e le loro civiltà, peccato che il popolo spagnolo, a suo tempo, abbia prodotto tanti guasti: ha distrutto tutto quello che ha potuto e, per di più, in nome di Colui che, molto probabilmente, non era per niente d’accordo! Ad ogni modo, il Messico la mia prima volta: mi piace molto questo paese, c’è molta cultura, molta natura e anche molto folklore, nonostante la povertà di molti dei suoi abitanti, trasmette ottimismo e allegria; là c’è sempre una festa, questa almeno è l’impressione che capta un turista come sono stata io. Comodi direte voi e invece no, molti altri paesi visitati dalla sottoscritta e nelle medesime condizioni non mi hanno dato per niente le stesse sensazioni, quindi anche in un viaggio relativamente breve e fatto in maniera “agevolata” ci si può fare un’idea abbastanza esatta della realtà. Il viaggio cui partecipai era organizzato dall’allora Sip ed era fatto per i dipendenti, i parenti e gli amici degli stessi, un maxi viaggio dove vedemmo quasi tutti i famosi siti archeologici e anche quelli più turistici, ci divertimmo moltissimo e dormimmo pochissimo! Il nostro mini gruppo nel gruppo era molto interessato e giovane.
Tra i siti archeologici la mia passione è Palenque, dove la vegetazione è tanto rigogliosa da impossessarsi delle strutture fino a quasi nasconderle. Amo particolarmente il connubio tra l’architettura prodotta dall’uomo e l’architettura prodotta dalla natura; per me, in definitiva, è la manifestazione di uno stesso intento Superiore.









Queste civiltà, a volte, avevano delle usanze e delle rappresentazioni artistiche che lasciano un po’ interdetti alcuni di noi, per quanto anche la nostra storia è piena di queste esternazioni che, d'altronde, nascevano da esigenze documentate storicamente: basti pensare al nostro MedioEvo. A me non disturbano, anzi, comperai molti gadgets di questo genere a suo tempo; forse possono essere di dubbio gusto, ma non possiamo sempre pensare al “Rinascimento Italiano”!




giovedì 16 agosto 2007

Serenata, Spunto Romantico

Avete mai sentito cantare Il Divo o vi siete accontentati di Andrea Bocelli?
Sono rimasta folgorata da questo gruppo di cantanti in un cinema di Bologna dove, prima della programmazione del film, invece della solita “mondezza pubblicitaria” facevano ascoltare le loro canzoni; mi sono fiondata alla cassa per sapere di chi si trattava; sul momento, sentito il genere, si poteva scambiare con il Bocelli nazionale, ma l’atmosfera era tutta diversa!
Non sto dicendo che Bocelli non sia bravo ma, per me, incarna un genere romantico da “suicidio”.
Figuratevi che io ho sempre poco apprezzato anche “Giulietta e Romeo”! Adoro Shakespeare ma “Giulietta e Romeo” no, è talmente uno spreco il finale di questa storia!
Già Il Divo, loro cantano in spagnolo -anche in altre lingue per la verità- e io, quando sento anche solo parlare in spagnolo, mi illumino come un Luna Park: si dice che gli antenati della mia famiglia vengano dalla Spagna, forse è per questo!
Ascoltateli se non lo avete già fatto e poi, donne, immaginate di ricevere una serenata di questo genere…difficile resistere, cioè a uno di questi tenori!
A proposito di serenate e per chi ama il genere: siete mai stati a Città del Messico? Bene, a Città del Messico in piazza Garibaldi, che è nel centro della città, se non è cambiato, ci sono i Mariachi che fanno le serenate su misura (a pagamento, ovvio!) e, altra soffiata, a Vera Cruz nella piazza principale -tutta bianca- con la banda che suona dal balcone del 1° piano del Municipio tutti in pista con la Beguine, magnifico!
Il migliore, la sera che c’ero io, era un nativo di colore da oltre un quintale!