Allora, in una delle sezioni dove ho insegnato al liceo Fermi, la H sperimentale bilinguismo e PNI, c’è la bella abitudine di fare scambi culturali con la Francia, nello specifico con un liceo di Marsiglia.
Marsiglia è una bellissima città sul mare, un grande porto del mar Mediterraneo. Il mare è la grande forza di questa città, il mare e il Mistral, vento a volte anche violento e fastidioso che rende i colori vividi che di più non si può. Gli Impressionisti e, dopo di loro, tutti gli altri artisti, avevano pienamente ragione ad abitare o visitare la Provenza. Oltre a quello che ho citato, Marsiglia possiede un’altra grande ricchezza, un’opera architettonica contemporanea di grande prestigio, e cioè l’Unitè d’Habitation cité Radieuse progettata da uno dei mostri sacri dell’architettura del ‘900 e di tutti i tempi: Charles-Edouard Jeanneret detto Le Corbusier.
Dunque, le regole degli scambi prevedono che tu ospiti, e dopo verrai ospitata. Io ho sempre ospitato, ma spesso non si trovava nessuno che mi ospitasse e allora: sistemata in Albergo! Questa sistemazione un po’ mi è dispiaciuta, a volte mi sono sentita rifiutata, però, in albergo…. non si sta niente male, dipende dall’albergo - of course!
La prima volta mi misero per due notti nell’albergo sistemato al terzo piano della Cité Radieuse, questo enorme condominio da circa 1500 persone, autonomo da quasi tutti i punti di vista. Avevo già visto l’hotel in un anno precedente cioè, dopo la visita guidata fatta con la classe, ci eravamo concessi un piccolo coffee-break nel suo bar. Se il tempo è bello - il più delle volte lo è, in maggio - la vista sul mare è spettacolare e fare colazione nella terrazza tra cielo e mare e un caffè e un croissant è un’esperienza che mi sento di consigliare; diverso è alloggiare in albergo, a meno che non vogliate fare un pellegrinaggio artistico e omaggiare Le Corbusier.
… intermezzo didattico…
Le Corbusier è sicuramente un grandissimo artista a cui si devono molte importanti rivoluzionarie soluzioni architettoniche valide anche attualmente, però nello stesso tempo è uno che ti costringe a vivere “alla sua maniera”; certo aveva dei motivi validi, ma vivere tutta una vita - o per un lungo periodo - in questo condominio, per me, potrebbe anche incidere non positivamente sul carattere.
Il progetto è stato voluto dallo Stato francese dopo la seconda guerra mondiale per la pressante esigenza di sistemare molte persone in fretta, causa i guasti prodotti dalla stessa, quindi è nato come edilizia popolare. Mano a mano che il lavoro procedeva, i costi della struttura lievitavano e di popolare si perse la memoria. Ora “Le Corbu” è abitata da gente medio borghese tendente all’alto borghese con molte pretese intellettuali, abitare lì è un segno di distinzione ma bisogna anche avere i soldi per mantenere questo lusso: ogni intervento di mano d’opera è strettamente vincolato, non è facile vivere in un museo!
L’interno presenta diverse tipologie di appartamenti a seconda della metratura, hanno quasi tutti un andamento perpendicolare alle pareti delle finestre, e sono tutti ingegnosamente incastrati così da sfruttare al meglio lo spazio, si evolvono su due piani a parte i monolocali e si affacciano su una “strada” interna, un grande corridoio dove si può andare in bicicletta o su un piccolo scooter. Ogni mobile è studiato sullo spazio a disposizione, non avete quasi nessuna possibilità di cambiamento e… potete solo andare avanti e indietro: le passeggiate di lato sono limitatissime. Sono perfettamente insonorizzati, cioè un appartamento con l’altro; dentro al vostro, ogni movimento è sentito dagli altri abitanti dello stesso.
Tutto è scandito sul “modulor”: unità di misura che ricalca l’altezza di un uomo in piedi con un braccio proteso verso l’alto, totale un metro e 86 centimetri.
“…avventura a Le Corbu”
Io ho passato due notti nell’albergo e, in un successivo scambio, ho soggiornato a casa di una collega che vive con la famiglia a Le Corbu. La prima esperienza fu un poco traumatica, mentre l’altra, essendo io inserita in un contesto familiare, andò molto meglio, anche se i “difetti” da progetto rimangono.
La prima notte, dopo essere stata a cena con i colleghi francesi per fraternizzare, intorno alla mezzanotte venni portata a “Le Corbu”, ovviamente solo fino all’ampio ingresso dove ci sono gli ascensori, grandi e velocissimi, e la guardiola del portiere che però in quel momento non c’era, “andiamo bene!” mi dico e mi fiondo a chiamare l’ascensore, che arriva in un batter d’occhio; debbo ammettere che l’ascensore in genere mi piace poco, sia vuoto che con un’altra persona sconosciuta, comunque le scale di notte non mi sembrarono una buona idea!
L’ascensore arriva in un battibaleno al mio piano, mi dico: “ora c’è il portiere di notte”, ma quando mai, l’albergo chiude alle ore 22.00 dopo ti arrangi, per fortuna mi ero presa la chiave della mia camera… e poi: “accidenti, è vero la strada interna, insomma, il corridoio è al buio!” cioè, sono illuminate solo le porte con quella bella lampada artistica tanto di moda che fa una luce spettrale, ogni porta una luce cimiteriale di colore diverso così riconosci meglio il tuo loculo!Mi trovo sola (almeno spero) in questo posto grandissimo, lunghezza strada mt. 160, esco dall’ascensore molto illuminato, perpendicolare alla strada, mi affaccio: di fronte la hall chiusa e con la luce spenta, a sinistra via cimiteriale notturna con porte camere d’albergo e a destra tutta la zona commerciale chiaramente al buio: il primo pensiero che mi viene in mente è per Dario Argento! Come se non bastasse, a destra, per decorare la “strada” e illuminarla un po’, il rilievo con un modulor alto quasi come me intagliato in una porzione di muro con dietro una luce, lo scambio quasi per un alieno, ancora un po’ e mi viene un infarto. Con la chiave della camera in mano scatto verso la mia porta che, per fortuna, è vicina, entro e…sono salva! Ma chi lo ha detto, altro che camera, il nostro mago architetto ha congegnato la tipologia degli alloggiamenti per l’hotel: si entra in un ingresso comune su cui si affacciano tre porte: una del wc che in Francia è sempre fuori, e le altre due delle camere da letto, una singola (la mia) l’altra (orrore è occupata, ma da chi!?) doppia. Passata la notte quasi insonne tra la preoccupazione di disturbare gli ospiti sconosciuti dell’altra camera e il timore che fossero dei mostri sanguinari, finalmente, alla prima colazione li ho visti: una coppia francese di media età con l’aspetto di chi era in pellegrinaggio artistico- architettonico, mi hanno anche sorriso!
“….Epilogo”
Allora, come ho già detto, ho vissuto due volte a Le Corbu, la prima in albergo al terzo piano - e dopo l’esperienza mi sono detta: “mai più in questo albergo!” - la seconda in famiglia al sesto piano, appartamento standard per famiglia con due figli, non messo a posto però decente, lì sarei anche potuta tornare a parte il problema doccia che è così minuscola che se hai problemi di claustrofobia, meglio rinunciare. Sempre al sesto piano ho potuto visitare altri 2 appartamenti di amici della collega, appartamenti grandi e sistemati di recente con tutti i crismi, uno abitato da un’artista pittrice con studio in casa e l’altro da una coppia di colleghi francesi in pensione originari della Normandia; bene, anche lì il problema è sempre lo stesso: più di tanto non puoi concederti, tutto è calcolato, razionalizzato, insomma hai diritto a pochissimi voli di fantasia. Naturalmente ho visto altri appartamenti con il gruppo classe dove le padrone fungevano da guide e ci spiegavano anche i soprammobili, tutto naturalmente del periodo.
Concedetemi un’ altro aneddoto: nell’ ultimo appartamento visitato viveva una coppia non giovane, interessante e con cultura anche artistica, avevano un figlioletto allora di 8 anni, occhi azzurri e capelli biondi, l’aspetto di un angioletto, stava facendo la prima colazione, appena ci ha visto (ragazze e ragazzi più grandi di lui) ha smesso, è sparito per un po’ per tornare “al suo meglio”: sulle spalle, puliti e in ordine come due micetti, aveva due bellissimi topi misura ratto standard che passeggiavano allegramente tra le spalle e il collo e lui…gli dava pure i bacini, con il beneplacito della sua mamma. Veramente molto moderni, per fortuna nessuno di noi si è spaventato e abbiamo fatto la nostra figura! Chissà se erano una “coppia”, con la natalità tipica dei ratti, vi immaginate Le Corbu invaso dai topi?!